Vuoi capire se sei vittima o testimone di un caso di discriminazione nello sport? Sai cosa rischia chi discrimina? In questa scheda scoprirai quali sono le forme di discriminazione in ambiente sportivo, i danni che provocano e le pene conseguenti prescritte dalle federazioni sportive.
Lo sport è molto importante per la crescita, sia fisica sia psicologica, uno strumento per sviluppare se stessi e formare la propria identità. Per questo motivo tutti dovrebbero avere pari diritti e opportunità quando si parla di pratica e competizione sportiva.
La Carta Olimpica, forse il testo che più di ogni altro riassume i principi di etica nello sport (per maggiori informazioni consulta la scheda Etica e sport), mette al centro i valori dell’uguaglianza e della lotta a ogni forma di discriminazione.
Purtroppo, però, i documenti non bastano e la realtà ci conferma che esistono ancora gravi discriminazioni nel mondo dello sport. Possono essere discriminazioni:
La discriminazione può presentarsi in varie forme ed esprimersi con insulti, forme di violenza, soprusi. Può anche essere più subdola e manifestarsi nei casi in cui si rende impossibile partecipare alle gare (ad esempio, un allenatore che discrimina un atleta meritevole) o non si tutelino adeguatamente alcune categorie di atleti, per esempio a livello lavorativo (per esempio nel caso di donne che non hanno la tutela della maternità).
Se pensi di essere vittima di una discriminazione, consulta il sito dell’UNAR, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, che fornisce assistenza alle vittime di comportamenti discriminatori attraverso un apposito Contact center telefonico gratuito contattabile al numero verde 800 901010 o via mail alla sezione Segnala.
Nel mondo dello sport ci sono numerose differenze tra gli sport maschili e quelli femminili, infatti non esistono:
Inoltre hanno un peso minore:
Purtroppo la legge italiana non prevede pene specifiche, come ad esempio quelle contro il razzismo (vedi paragrafo sulla Discriminazione razziale), per chi discrimina le donne nello sport.
Una discriminazione altrettanto forte è quella riferita a tutte le questioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere: su questo tema ci sono pesanti vuoti normativi che aprono rischi di discriminazioni e difficoltà a risolvere problematiche nuove.
Per esempio, soprattutto negli sport maschili, gli atleti omosessuali sono spesso spinti a tenere nascosto il proprio orientamento, subendo di fatto una forma di discriminazione. Diverso, ma non meno pesante sul piano individuale, il caso degli atleti intersessuali (che hanno entrambi gli organi sessuali) e dei transessuali (che hanno cambiato sesso) contro i quali si sono verificate forme di protesta per la mancanza di una normativa chiara sulla materia.
Le federazioni sportive non si sono ancora espresse in modo compiuto e chiaro, e con adeguati regolamenti, sulle questioni che riguardano la pratica dello sport per tutte le identità di genere: non ci sono, quindi, reali tutele e strumenti per combattere le possibili forme di discriminazione.
Queste forme di discriminazione, purtroppo, sono presenti anche altri ambiti della società: superarle è un processo molto lento.
Da sempre la discriminazione razziale è una delle forme più diffuse in tutti gli ambiti e lo sport è stato più volte al centro di scandali legati a comportamenti razzisti.
Si sono verificati spesso cori d’insulti contro giocatori di colore o stranieri negli stadi (sul tema, leggi anche la scheda Tifo e violenza), che hanno rovinato lo spirito della competizione per tutti, atleti e tifosi.
Poiché la discriminazione va contro il principio di uguaglianza degli atleti, le federazioni sportive hanno previsto pene importanti per i casi di razzismo:
Quando si parla di discriminazione territoriale si intendono tutti quegli atti che vogliono creare una divisione tra città, regioni o parti d’Italia. In particolare, la discriminazione territoriale che si è verificata più spesso nel nostro Paese è quella tra il nord e il sud, attraverso insulti, derisioni poi sfociate in violenze e scontri.
Questa forma di discriminazione è da sempre un grave problema nel mondo del calcio, tanto che la Figc (Federazione Italiana Giuoco Calcio), per punire giocatori e tifosi, ha previsto le stesse pene assegnate alla discriminazione razziale.
La legge indica quali sono le pene e le aggravanti per i reati di discriminazione razziale, fissando il periodo di possibile reclusione in un arco di tempo compreso tra i 6 mesi e i 4 anni, per chi commette violenze con motivazioni razziali.
La legge ha introdotto il concetto legale di “professionista dello sport”. Sono considerati giocatori professionisti solo quelli appartenenti alle categorie più alte dei seguenti sport: calcio, pallacanestro, golf, pugilato, motociclismo e ciclismo. Nessuna delle federazioni di questi sport ha però campionati femminili professionistici.
è il sito della Rete regionale contro le discriminazioni in Piemonte creata dalla Regione Piemonte e dall’UNAR. Sul sito ci sono informazioni e normative sulle principali forme di discriminazione. Nella pagina Contatti troverai gli indirizzi e-mail dei Nodi/Antenne territoriali.
è il sito dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, fornisce assistenza alle vittime di comportamenti discriminatori attraverso l’azione dedicata di un apposito Contact center telefonico gratuito contattabile al numero verde 800 901010 o inviando una segnalazione. Svolge inchieste per verificare l’esistenza di fenomeni discriminatori. Sotto la voce Associazioni troverai gli elenchi delle associazioni e degli enti che svolgono attività nel campo della lotta alle discriminazioni.
è il sito della rete di associazioni no-profit che si occupa di discriminazione e razzismo nel calcio. Sul sito troverai notizie su casi di discriminazioni e sull’attività di Fare. Nella sezione Get involved è attivo un servizio denominato Report Discrimination che permette di inviare segnalazioni di discriminazione nel calcio. Il sito è in lingua inglese.
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